Grazie

Grazie

Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio. Allora Dio ascoltò il loro lamento, si ricordò della sua Alleanza con Abramo e Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti e se ne prese pensiero.” (Esodo 2,23-25).

Da sempre si innalza da ogni parte della Terra il grido dei poveri, degli oppressi. La schiavitù moderna è la malattia, la depressione, la mancanza dei beni necessari, la mancanza di cibo, di lavoro, di una casa, la guerra, l’odio, la persecuzione, la spada! Dio ascolta sempre, non ha chiuso l’orecchio! Anche Gesù nella sua vita terrena ha pianto, gridato forte e la Sacra Scrittura dice che è stato esaudito. Allora le testimonianze dei fratelli e delle sorelle che riportiamo sono di coloro che credendo in questa parola e trovandosi in una situazione particolare o dolorosa, hanno sperimentato la parola: ”CHIEDI E TI SARA’ DATO, BUSSA E TI SARA’ APERTO, CERCA E TROVERAI”. Dio mantiene sempre le Sue promesse! Dio non abbandona mai la sua creatura e questo solo perché AMA!
La preghiera che noi recitiamo per chiedere l’intercessione di Lorena dice così:
“…TI CHIEDIAMO DI GLORIFICARE ANCHE IN TERRA LA TUA SERVA LORENA PER LA MAGGIOR GLORIA TUA E IL BENE DELL’UMANITA’ DA TE REDENTA CONCEDENDOCI LE GRAZIE CHE PER SUA INTERCESSIONE TI DOMANDIAMO. AMEN”.
Queste parole ci interpellano fortemente, noi non possiamo tacere ciò che abbiamo visto e udito, soprattutto se ciò è accaduto nella nostra vita o in quella dei nostri cari. Ciò per vari motivi:
a) testimoniare è un atto che rende gloria a Dio perché: OGNI GUARIGIONE E’ DONO DI DIO E SOLO LUI PUO’ OPERARE GUARIGIONI.
b) nell’ascolto delle meraviglie operate da Dio, tanti uomini saranno aiutati: A TORNARE A LUI E A RICEVERNE SALVEZZA.
c) le opere meravigliose che Dio compie se chieste per intercessione di Lorena: POSSONO PORTARE LA SERVA DI DIO LORENA D’ALESSANDRO AD ESSERE GLORIFICATA ANCHE IN TERRA.

Riportiamo qui alcune testimonianze, di alcune persone che hanno ricevuto benefici fisici e spirituali! Queste testimonianze sono state presentate per essere vagliate dall’autorità della Chiesa.

 

Ho sentito parlare di Lorena attraverso mia sorella Concetta, che frequentava la Comunità del Rinnovamento nello Spirito nella parrocchia di N.S. di Czestochowa. Le notizie sono state frammentarie perché telefoniche. Io abito a Caserta lei a Roma. Nel 1998 ho letto il diario di Lorena. Mi hanno avvinto le parole che spesso ricorrevano nel libro “Colpi d’Amore”. Ho chiesto aiuto a Gesù per intercessione di Lorena lo stesso anno in cui ho letto il libro. Debbo risalire a Maggio-Giugno del 1985. Ricordo perfettamente che iniziai ad avere delle piccole perdite di sangue nelle feci. Anche mia madre, allora ottantenne, aveva gli stessi disturbi. Premetto che cinque anni prima era stata operata di tumore all’intestino preso il Policlinico Gemelli di Roma. Tutte e due andammo dal suo medico curante a Sulmona e seguimmo le prescrizioni del medico. Per mia madre seguirono accertamenti senza una diagnosi precisa fino a che, nel mese di Novembre, fu ricoverata d’urgenza in ospedale per una melena. Le diagnosticarono una metastasi avanzata che la portò alla morte dopo un mese. Ho aperto questa parentesi per far capire come anche per me si preparava lo stesso male. Ma le diagnosi dei medici consultati non erano allarmanti. Periodicamente mi prescrivevano analisi del sangue e spiegavano le periodiche perdite di sangue nelle feci con l’infiammazione del retto. Non mi preoccupai. Avevo altre preoccupazioni in famiglia! Ho ripetuto ogni anno le stesse analisi con gli stessi risultati. Tutto bene tranne la VES alta e un po’ di anemia che curavo con somministrazioni di ferro. Nel ’92 – ricordo bene questa data perché mi trovavo a Rimini al convegno del R.n.S. – ebbi una forte emorragia e un forte malessere, tanto che i fratelli del gruppo mi portarono al pronto soccorso. Tornata a casa il medico curante mi prescrisse un’indagine del retto e dell’intestino attraverso colonscopia e clisma opaco. I risultati furono negativi. Non si spiegava perché avessi avuto una perdita così abbondante di sangue. Sono andata avanti con le indagini per mezzo di un cugino di mio marito, medico presso l’ospedale Nuovo Pellegrini di Napoli. Tutto lasciava supporre che non avessi niente di importante. Intanto periodicamente non mi sentivo bene: brevi stati febbrili e tanta debolezza. Mi ero abituata anche a questi malesseri. Nel ’98 trascorrevo le vacanze con mia sorella Concetta a Subiaco, dove ha una casa in campagna, e di nuovo mi venne la febbre. Mi sentivo tato male. Concetta mi spinse a decidermi a ricoverarmi. Telefonai ad un amico medico di Caserta: capì subito cosa potevo avere. Telefonicamente mi disse che al più presto avrebbe prenotato per me con urgenza una endoscopia presso l’ospedale di Caserta: e così fece. Il giorno 8 Agosto, il medico, attraverso esame di colonscopia, vide che avevo un grosso polipo che ostruiva quasi del tutto l’intestino. Non tolse il polipo perché, mi spiegò, avrebbe dovuto preparare l’intervento che si presentava complicato e “allertare” la sala operatoria e il chirurgo. Nella seconda colonscopia mi venne asportato questo grosso polipo e uno più piccolo, ed inviati ad esame istologico che fu effettuato al Caldarelli di Napoli. La diagnosi fu che uno dei polipi era neoplastico. Fui consigliata, dopo questo risultato, di ricoverarmi presso un centro ospedaliero più attrezzato. Mi sono ricoverata al policlinico Regina Elena di Roma. Qui, dopo i dovuti accertamenti e preparazione, mi fu asportato un tratto del colon. Il tumore fu dichiarato: adenoma-carcinoma. Ricordo che il giorno del primo esame endoscopico cercavo di pregare con le lodi. Quando venne il mio turno, mi disposi sul lettino e sul lato sinistro notai una immagine di Madre Teresa di Calcutta. Avrei potuto invocare lei; non mi spiego come mi venne in mente Lorena. In quel momento non mi ricordavo di aver letto il suo diario e che Concetta me ne aveva parlato. Sentivo Lorena come una presenza rassicurante. Era lei che mi presentava a Gesù. Così è stato per l’altro esame di colonscopia, così è stato per tutto il tempo di degenza e per l’operazione. Non ho pregato con novene né con l’immaginetta, solo con il cuore. Il mio pensiero va a lei con grande gratitudine.

VERA MELONI

 

 

Lunedì, 28 Agosto, alle ore 11,25, nasceva Eleonora, una bella bambina del peso di 2 chili e 780 grammi. Nel momento stesso in cui l’abbiamo vista, sono scomparse tutte le paure e le angosce che avevano preceduto la sua nascita. Infatti non appena ci siamo resi conto di questa gravidanza, sono iniziati i problemi:
avevo delle minacce di aborto e rischiavo di perdere la bimba. Ho pregato il Signore, tramite Lorena, di poter riuscire a portare a termine questa gravidanza o comunque di poter accettare serenamente la sua perdita.
Alcune persone mi sono state vicine nella preghiera e debbo dire che l’effetto si faceva sentire attraverso un sempre maggior senso di pace. Dopo alcuni mesi di quasi immobilità sembrava andare tutto per il meglio, credevo di avere superato i momenti più duri e comunque ringraziavo Dio per quei mesi di prova che mi avevano portato ad una profonda riflessione sul senso della vita.
Invece, dopo uno dei soliti controlli, mi sento dire che per la bambina ci potrebbe essere il rischio di una anomalia cromosomica. Certo era una rischio basso, un fattore probabilistico, ma bisognava essere consapevoli della sua esistenza. Altre paure, altre angosce superate tramite la preghiera che mi ha portato a ribadire l’importanza della vita a qualunque costo.
Le nostre vie non sono le vie del Signore. Egli ci libera da tutte le nostre paure facendocele affrontare ed accettare. Ora è tutto a posto: Eleonora dorme tranquilla nella sua carrozzina, vicino al suo fratellino. Cresce forte e sana e, spero, felice

SILVIA AMICI

 

 

Quel giorno di Febbraio dopo aver riassettato la casa e sistemato i bambini, pensai di prenotarmi una ecografia renale per controllare la mia situazione generale. Il medico ecografista notò subito una macchia nera sul fegato e mi invitò caldamente a fare una Angio TAC. Io quasi incredula rifeci una nuova ecografia e subito dopo una TAC  al Regina Elena. Lo stesso giorno dell’esame, dopo un consulto medico, decidono di ricoverarmi in reparto Oncologico digestivo per un intervento. All’improvviso sentii come se qualcosa si fosse spezzato ( forse l’equilibrio della mia vita) e non avevo tempo per riflettere ma cominciai a prepararmi per andare in ospedale. Il reparto era un canto dell’inferno Dantesco ed io ero l’unica a stare i piedi, sembravo un miraggio. Dopo vari esami per la preparazione all’intervento e all’asportazione della massa indefinita del mio fegato, io cominciai  a pensare quanto tempo mi sarebbe rimasto per stare con i miei figli, i miei cari, gli amici. Durante il ricovero molti parenti ed amici vennero in ospedale, in una di queste visite mi diedero l’immagine di Lorena ma fra tutti i santi e i beati che invocavo non avevo pensato a lei. Quella sera, ricordo, misi l’immaginetta sotto il cuscino e mi rivolsi a lei ormai sempre più preoccupata per il mio avvenire. Dopo due giorni fui chiamata all’improvviso durante l’orario di visita per fare un esame particolare. Era uno strumento simile alla TAC, dopo avermi fatto un liquido di contrasto, rimasi immobile sotto quel tunnel per più di un’ora. Il medico che aveva fatto l’esame mi disse che la macchia nera sul mio fegato era con certezza un “Angioma”. In quel momento non ero felice, mi sentivo stordita e confusa e anche quando i medici del reparto firmarono la cartella per l’uscita dicevo loro che se era meglio operarsi sarei rimasta volentieri. I medici mi rassicurarono, però, che non c’era bisogno di intervento. Il tunnel che si era frapposto fra me e gli altri adesso in lontananza mostrava una luce ed io ancora impaurita e tremolante per l’avventura ricominciai a camminare verso quella luce. Ringrazio Dio che per intercessione di Lorena e le preghiere di amici e parenti ha permesso a me e alla mia famiglia di superare questa grande prova che oggi a distanza di mesi sono felice di poter raccontare. Ricominciai… a vivere.

GIOVANA TRAVIGLIA

 

La mia testimonianza parte dell’incidente gravissimo in cui è incorso mio padre, Gino Coscino, di circa 80 anni, il 19 aprile 2001. La macchina su cui viaggiava, insieme ad altri tre amici, reduce da una passeggiata in campagna, si è schiantata contro un TIR.  Il conducente, Pietro Pisano, è morto dopo un’agonia durata 58 giorni. Mio padre ha riportato fratture per tutto il corpo e perciò è stato molto grave per lui che già aveva un cuore infartuato nel ’99.
E’  stato ingessato, operato al femore sinistro, con l’applicazione di una vite-placca, è stato spesso tra la vita e la morte, ha subito trasfusioni, è stato più volte in terapia intensiva ed in unità coronarica presso la clinica S. Michele di Maddaloni.
Dopo varie vicissitudini, mio padre il 16 Maggio 2001, viene trasferito alla clinica riabilitativa “Villa delle Magnolie” di Castel Morrone (Caserta). Durante il programma di riabilitazione mio padre non stava bene, a tal punto che, nella prima mattinata di domenica 27 Maggio, fu ricoverato in stato comatoso alla medicina d’urgenza dell’ospedale civile di Caserta. Aveva febbre e diarrea inarrestabile. La sua situazione è andata sempre più aggravandosi, anche successivamente nel reparto di Geriatria poi in quello di Malattie Infettive. C’era una grande infezione in atto a livello intestinale, ma era compromessa anche la funzione cerebrale e, naturalmente, quella motoria. Vari neurologi sono stati chiamati in reparto per fornire la loro consulenza, alla fine di giugno papà non ingoiava nemmeno più. Si decise allora per una TAC all’addome e al torace con mezzo di contrasto.
Era il 1° luglio: fu trasportato nella sala antistante la sala dove effettuavano la TAC; sorse un problema: come fare perché ingoiasse il liquido che fungeva da mezzo di contrasto? Mi sembrava una difficoltà insormontabile. Arrivò Vera, mia amica e madrina di battesimo della mia prima figlia Adele, mi portò l’immagine di Lorena, l’ho guardata e il mio pensiero è volato a lei, non ho avuto neanche il tempo di leggere ciò che era scritto sull’immaginetta e l’ho messa sotto il cuscino della barella.
Con calma ho parlato all’orecchio di mio padre, l’ho pregato di collaborare, di ingoiare, di bere quel liquido. Ci siamo riusciti insieme io, lui e Lorena; ha fatto la Tac, non è risultato niente; il 4 Luglio 2001, alle ore 18,30 siamo tornati a casa, come voleva papà, che era più sveglio e partecipe ogni giorno di più. La sera del ritorno a casa si è orientato, sulla sedia a rotelle, ridotto come una larva (pesava poco più di 45 Kg), ha mangiato a tavola con noi. Era l’inizio della ripresa, la sua grinta è venuta fuori ed oggi, 29 Ottobre 2001 abbiamo festeggiato i suoi ottanta anni. Papà legge, scrive, parla al telefono, cammina col bastone ed è vivo. Dove è andato a finire lo stato di “marasma senile” di cui mi avevano parlato? Come è possibile che la sua mente sia tornata quasi totalmente vigile? Come mai riesce a coordinare perfettamente l’uso degli sfinteri? E’ un uomo rinato. Tutte le persone che mi sono state vicine in Ospedale, che hanno sofferto e atteso con me non hanno parole: è’ un miracolo! Voglio ringraziare Lorena e chi me l’ha  fatta conoscere. Per concludere questa mia testimonianza, voglio dire che benché io sia una cattolica praticante, non mi sono mai lasciata influenzare né coinvolgere in episodi di fanatismo religioso, sono sempre stata distaccata dalle manifestazioni esasperate, ma oggi io credo e sento che Lorena, o meglio Dio attraverso lei, mi ha aiutata.
Con grande fede

ANNA COSCINO

 

Sono un uomo di 44 anni, sposato con due figli. Il 17 dicembre del 2001 una ecografia e una visita urologia diagnosticano per me un cancro ad un testicolo, vengo operato d’urgenza dopo 3 giorni.
Apparentemente l’intervento sembra riuscito, ma una Tac successiva evidenzia la presenza di un nucleo
metastasico. L’oncologo mi sottopone ad un ciclo di radio terapia. Gli effetti di questa terapia sono quasi devastanti, ma grazie alla fede che nel  frattempo mi sostiene, e soprattutto grazie alle preghiere della Comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo della mia Parrocchia, di cui sono entrato a far parte, riesco  a superare questo brutto periodo della mia vita.
Il 17 Maggio 2002 vengo sottoposto ad esami per controllare lo stato della malattia. Purtroppo l’esito non è quello sperato, perché la terapia ha ridotto il nucleo metastasico, ma non lo ha eliminato. A questo punto l’oncologo decide di passare ad a terapia più forte, cioè alla chemio, per cercare di debellare del tutto il male. A questo punto sprofondo nella depressione. Ne parlo con Franco, Carmela e Carlo, tre carissimi fratelli della Comunità ai quali devo molto, che mi confortano, dicendomi di continuare ad avere fiducia in Dio, di continuare a pregare e mi invitano a ricevere una preghiera per intercessione di Lorena.
Niente di più vero, perché la preghiera mi ridà fiducia e soprattutto la forza di affrontare questa nuova terapia. Vengo nuovamente ricoverato per iniziare la cura. Mi sottopongono a nuovi esami per verificare la presenza della malattia e la grandezza della metastasi e poter quantificare la giusta dose dei chemio. Premetto che dall’ultima Tac, che mi era stata fatta, era passato esattamente un mese. Era infatti la mattina del 17 giugno 2002, quando i medici, passando per la visita quotidiana, mi informano che ero stato messo in dimissioni dall’ospedale, perché non presentavo più alcuna traccia della malattia.
Rendo gloria a Dio per questo e alla sorella Lorena che ha interceduto per la mia guarigione.

EGIZIO

 

Caro Reverendo
sono stata un’insegnate di Lorena e già tanti anni fa, quando Lorena è mancata e io partecipai alla Messa del suo funerale, avrei voluto parlare con i sacerdoti della Parrocchia proprio pensando di portare  qualche una testimonianza. In effetti poi ci rinunciai perché non avevo molte cose da dire. Lorena era una ragazza “normale”, cioè , nonostante il suo handicap, era come le altre, con piccoli modesti problemi nel suo approccio con il mondo della cultura greca, materia a cui del resto si applicava con senso del dovere, ma quasi (lo intuisco adesso) come se i suoi veri interessi fossero altrove. Proprio questa sua semplicità, questo rientrare  silenziosamente  nella classe, almeno a scuola, mi suggerì  di non parlare di lei perché non avrei potuto dire cose particolarmente interessanti. Può anche essere che io non abbia, che io non abbia percepito elementi e motivi che avrebbero caratterizzato di più Lorena, ma ricordo che io, nelle tre ore settimanali che avevo per il mio insegnamento del greco, avevo troppo poco tempo, specialmente in primo liceo ( l’ultima classe frequentata da Lorena) per approfondire i rapporti personali come facevo invece  nelle classi dove insegnavo tutte e due le materie classiche, cioè latino e greco, e dove avevo molto più agio di entrare in un discorso anche individuale con gli alunni, spesso mettendo in luce e cercando di capire i loro problemi personali. Questo poco tempo avuto con Lorena, al suo primo anno con me, non mi ha permesso di conoscerla più a fondo: solo quando fu troppo tardi mi resi conto (alla lettura delle sue pagine di diario) della grandezza della sua anima, e soffrii di non averla conosciuta e capita prima. Ho voluto comunque rispondere alla sua lettera, per trasmetterle se non particolari inediti, almeno un ricordo molto sereno di Lorena, che serenamente visse e lavorò a scuola con me nel suo primo ed ultimo anno di liceo.
Rispettosamente le invio i miei più cordiali saluti.

 

Mi è successo una cosa particolare ultimamente, di cui ho realizzato l’importanza in un secondo momento.
La sorella del mio papà è stata operata di tumore localizzato alla lingua ed avevo saputo che avrebbe dovuto affrontare un lungo intervento chirurgico e anche molto invasivo.
Quando ho saputo che mia zia era in sala operatoria, stavo toccando degli oggetti: la foto di Lorena ancora nella carta velina, che avevo spostato da una parte all’altra, e la corona di Lorena, regalatami da Carmela, del Rinnovamento dello Spirito Santo, e che avevo accarezzato inconsapevolmente. Dopo circa due ore, con grande sorpresa, sono venuta a sapere che non solo mia zia aveva superato l’operazione in poco tempo, ma che tutto era andato per il meglio con risultato istologico negativo non c’è stato bisogno né di terapia intensiva né della rianimazione, ma è stata subito riportata in reparto.
Ho inziato a lodare Dio, poi ho cercato di ricostruire cosa stessi facendo nel momento in cui apprendevo  dell’operazione: lo ribadisco stavo  accarezzando il rosario di Lorena, senza pregare, senza chiedere, l’ho solo accarezzato. E dopo ho realizzato … non c’è bisogno di dire che sono rimasta stupita e ho continuato a pregare.
Dopo due giorni di degenza, mia zia è stata dimessa dall’Ospedale. Certo,  devo aspettare ancora un po’ di tempo per veder  il decorso postoperatorio e il decorso della malattia, ma di una cosa sono certa: Lorena è stata vicino a mia zia e a me e con una preghiera silenziosa ha portato gioia e una fede più grande in me. E’ solo una testimonianza questa di quanto sia  grande la forza di Lorena, ed io ho solo una tristezza di non averla conosciuta. Avrei tratto da lei quella forza  che nella sofferenza tante volte mi ha allontanata dalla fede, e un insegnamento di vita: mai chiedere al Signore, ma abbandonarsi alla sua volontà.
Lorena, grazie di cuore di tutto cuore!

MARIA ENRICA GARBINI

 

Mi chiamo Luciana e ho 48 anni e sono giunta a Roma appena sposata nel 1983. Dopo qualche mese ho sentito parlare da una vicina di casa di Lorena. Poi conobbi Don Colombano negli incontri del Cenacolo del Vangelo e anche lui spesso ci parlava di Lorena. Graziella,un’altra vicina di casa, mi diede una audio cassetta per farmi sentire la viva voce di Lorena e sono rimasta piena di meraviglia per quelle parole dette da una ragazza di 16 anni e pensavo che questa creatura era piena di Spirito Santo e che ha saputo donare sé stessa al Signore con tutte le sue sofferenze.
Da un po’ di tempo soffro di atrosi alla Colonna vertebrale e spesso mi blocco e potrei andare a finire su una sedia a rotelle. Venendo in chiesa chiedevo aiuto a Lorena mentre il medico mi assegnava delle medicine, ma confidavo sempre più nell’intervento soprannaturale. Ho comprato una corona di Lorena, ho recitato il Rosario e poi me la sono messa al collo. Stavo svolgendo le faccende di casa e all’improvviso mi sentii addosso  tanto calore e sudavo, mi cambiai e notai sulla maglietta  una macchia gialla sia a destra che a sinistra. Sono rimasta stupefatta quando quelle macchie non si sono cancellate nemmeno con la varechina. Mi sono sentita subito bene e tutt’ora sto bene.

LUCIANA UCCELLINI